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Privacy, condannati giornalisti: pubblicarono nomi

07/07/2005

Un cronista del giornale La Provincia di Cremona, Mauro Cabrini, e il direttore, Enrico Pirondini, sono stati condannati rispettivamente a 6 e 4 mesi di reclusione per violazione della legge sulla privacy. La direttrice e un'impiegata di una filiale della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza hanno sostenuto, nel corso del relativo processo, di avere subito conseguenze gravi leggendo il resoconto della cronaca di una rapina compiuta nella loro banca. Le due donne hanno chiesto che venisse loro riconosciuto il danno subito dalla violazione della legge sulla privacy, giacché il quotidiano La Provincia aveva riportato i loro nomi. Le due dipendenti della banca, che si sono costituite parte civile, hanno ottenuto anche il risarcimento del danno. Tra il deposito della querela e il giudizio è, infatti, cambiata la legge costituita dall'articolo 167 del Decreto 196/03 che richiede, perché la violazione della privacy costituisca reato, che l'interessato abbia riportato anche un danno. E le due querelanti, hanno dichiarato di aver avuto dei danni alla persona non già a seguito della rapina, ma a causa della lettura del giornale. Danni costituiti da disturbi ginecologici per l'impiegata e dermatologici per la direttrice. Entrambe hanno altresì lamentato uno stato di paura. “Sentenze come queste sono medaglie del mestiere, ha commentato Enrico Pirondini. Aspetto serenamente l'appello, confidando, come in altri casi, che venga resa limpidamente giustizia al cronista. Facendo quello che abbiamo fatto, ho seguito l'indicazione del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che chiede schiena dritta e correttezza nell'informazione”. Il Comitato di redazione del giornale La Provincia ha espresso sconcerto per la sentenza e solidarietà a direttore e cronista “che - sostiene l'organismo sindacale -  non hanno fatto altro che il loro dovere: raccontare quanto accaduto per dar conto al lettore di un fatto di cronaca nera”. Il Comitato di redazione ha espresso anche  “rammarico, e timori, per una situazione che impedisce sempre più spesso di svolgere il lavoro di giornalista come si deve”.
(ANSA)