Giustizia e informazione si incontrano a Rimini. L’Ordine dei giornalisti partecipa al Salone della giustizia della città romagnola con un suo stand, in rappresentanza del Consiglio nazionale e degli Ordini regionali di Emilia-Romagna e Marche. Nella prima giornata si è tenuto l’incontro “La giustizia e i giornalisti”: il presidente dell’Ordine dell’Emilia-Romagna Gerardo Bombonato e gli avvocati Alessandro Melchionda e Maria Grazia Tufariello si sono confrontati sulle norme che regolano la professione giornalistica, e in particolare sulle falle della legislazione sull’informazione.
“In Italia si continua a legiferare sulla libertà di stampa – ha detto il presidente dell’Ordine dell’Emilia-Romagna Gerardo Bombonato – con provvedimenti che tendono a restringere l’autonomia dei giornalisti. Noi abbiamo le nostre colpe, ma il problema di base è che la legge professionale del 1963 è ormai inadeguata, così come le norme sulla diffamazione”. Bombonato ha citato, in particolare, le “querele terroristiche, usate come arma di pressione, soprattutto sui giornalisti precari”, poco protetti dai loro editori, e ha attaccato il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni: “Se fosse già in vigore oggi, non sapremmo nulla dei tanti scandali recenti”.
Ma la conferenza ha toccato anche le responsabilità dei giornalisti rispetto alla qualità dell’informazione, a fronte dell’evoluzione tecnica della professione. “Il modo di fare giornalismo oggi è condizionato dalla velocità – ha spiegato Melchionda, ordinario di Diritto penale all’università di Trento – Spesso si salta la fase di verifica, ma la mancanza di tempo non sempre è una giustificazione valida. Sarebbe necessario riprendere in mano il progetto di riforma del reato di diffamazione, fermo dal 2004: non solo per porre un limite a richieste di risarcimento danni spropositate, ma anche per fare in modo che i giornalisti lavorino bene, e che i buoni cronisti siano distinti dalle mele marce”. Maria Grazia Tufariello ha ricordato l’evoluzione delle norme che regolano la cronaca dei casi giudiziari che riguardano i minorenni: “Il giornalista – ha spiegato – deve tenere presente prima di tutto la personalità del minore, che è prioritaria rispetto al diritto di informare”.
Il mondo dell’informazione è stato inoltre al centro di un dibattito sull’immagine della polizia penitenziaria nei mass media, anche alla luce del recente caso Cucchi. A confrontarsi su come la realtà delle carceri viene riportata dai media sono stati, tra gli altri, il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta e lo stesso Bombonato. Secondo quest’ultimo, nel raccontare l’indagine sulla morte di Stefano Cucchi “i giornali hanno svolto in pieno la loro funzione di informare, richiamando inoltre l’attenzione su un tema, quello dei penitenziari, di cui la gente spesso preferisce non sapere niente”. “È giusto che un’amministrazione sia giudicata per quello che fa – ha affermato Ionta – e che ne emergano tutti gli aspetti, non solo quelli negativi. Per questo è necessario che l’informazione sia corretta, ma serve anche uno sforzo comunicativo da parte dell’amministrazione stessa”.