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Social, una scelta obbligata anche per gli uffici stampa

15/12/2014
 
Capita spesso, parlando di giornalismo e del suo futuro, di dimenticare i colleghi degli uffici stampa. Un errore, o una sottovalutazione,
da evitare in questo breve viaggio sull'evoluzione della nostra professione ai tempi dei social. Anche per loro, infatti, l'onda d'urto di Twitter e dei suoi fratelli è stata potente. E anche loro hanno dovuto farci i conti imparando rapidamente a utilizzarli. Ma c'è un ritorno? Servono allo scopo o sono ingovernabili? Ne parliamo con Domenico Tomatis, direttore della comunicazione del Consiglio Regionale Piemonte. 
 
Con l'arrivo dei social come è cambiata la vostra attività?
"E'cambiata completamente. E in modo irreversibile. Soprattutto siamo passati da una comunicazione indiretta, cioè fatta attraverso i media tradizionali (giornali, radio e tv) a un rapporto più diretto coi cittadini: e questo grazie proprio ai social che ci hanno permesso di dialogare praticamente in tempo reale coi nostri interlocutori".
 
Ma non c'è il rischio, lavorando in diretta, di fornire informazioni non corrette?
"Sì, questo rischio c'è. Lavorando coi social bisogna conoscerli bene perché i ritmi e gli stili di comunicazione sono assai diversi da quelli tradizionali. Noi ci siamo fatti le ossa su Twitter perché Twitter è un canale più adatto a una comunicazione istituzionale che, pur dando delle informazioni, non si perde nel commento: una competenza, questa, che appartiene invece alle parti più politiche del Consiglio. E con Twitter abbiamo verificato un certo successo di interazione soprattutto con i "Live", delle sedute di aula. In questo campo siamo stati i primi. E siamo riusciti a trasformare, le nostre sedute  in un doppione telematico  con uno scambio continuo  tra chi è all'esterno e i consiglieri in aula".
 
E con gli altri social come ve la cavate?
"Bene, ma in modo diverso. Lo stesso meccanismo replicato anche su altri strumenti rispettando però la specificità del mezzo. Su Facebook per esempio diamo delle notizie più popolari presentando eventi presenti sul territorio e che la Regione sostiene con patrocini e contributi. Poi abbiamo trasferito questo modello anche su Linkedin però con informazioni più tecniche. In particolare, su questo canale, commentiamo leggi e sentenze valorizzando così il lavoro dei nostri colleghi degli uffici amministrativi che sono molto bravi in questo campo".
 
Insomma, ogni social ha il suo pubblico?
Sì, ogni mezzo ha un suo pubblico e delle aspettative diverse. Bisogna rispettare anche la logica dell'integrazione: Facebook, che è il social più popolare, ci serve per sostenere delle iniziative su canali meno conosciuti ma sui quali ci vogliamo far conoscere. Ogni strumento ha una sua potenzialità e vogliamo lavorare su tutti".
 
Ma se un utente vi passa delle informazioni sbagliate non c'è il rischio di enfatizzare delle bufale?
"Bisogna essere molto attenti. In Piemonte per esempio abbiamo patito di recente l'emergenza alluvione Ma pur seguendola in tempo reale, ci siamo serviti solo delle fonti più accreditate come la Protezione Civile o altri organi di sicurezza. Abbiamo invece limitato le singole informazioni dei cittadini proprio per evitare di diffondere il panico con notizie non verificate".
 
I rapporti coi cittadini sono migliorati coi social?
Sì, decisamente. Abbiamo aperto i nostri canali 24 ore su 24 per 365 giorni all'anno. E' una cosa bellissima. E poi, e non finisco mai di stupirmi,  anche nelle ore più improbabili ci vengono chieste notizie e informazioni cui bisogna rispondere. Su Facebook perfino alle 3 o alle 4 di notte riceviamo dei "like", delle domande, delle visualizzazioni.  Dico la verità: Noi come assemblea legislativa avevamo un rapporto meno diretto coi cittadini. Con i social invece il nostro rapporto è diventato più diretto".
 
Il lavoro è aumentato?
"Sì, indubbiamente. Si fatica di più, ma è tutto più gratificante. Prima eravamo considerati quasi giornalisti di serie B, ora invece veniamo trattati come una vera testata giornalistica. Con il sito, la social tv, i social e la nostra comunicazione più tradizionale, che comunque manteniamo, siamo multimediali a tutto tondo. E questo è molto stimolante per tutti. Molti colleghi delle agenzie e dei siti web trovano utile il servizio Live dell'aula perché così possono seguire l'andamento del consiglio anche dall'esterno. E così si sono rafforzati i rapporti con gli organi di stampa tradizionali".
 
E i punti d'ombra?
Gli svantaggi, paradossalmente, vengono dal nostro interno. La comunicazione integrata deve coinvolgere tutti gli strati della struttura pubblica, ma non è scontato. Noi che lavoriamo nel campo della comunicazione l'abbiamo capito, e seguiamo questa evoluzione. Chi invece lavora nel legislativo e fa un lavoro più burocratico non sempre ci segue. Ma se non c'è collaborazione non si va avanti. Questa è la nostra sfida. Una sfida che i comunicatori pubblici devono affrontare. Più nelle loro retrovie che vero l'esterno... Perché coi cittadini, anche dando risposte non risolutive, c'è sempre apprezzamento. Non altrettanto, invece, nel nostro interno".