Continuano ad aumentare gli iscritti all’ Ordine, cresce (ma si impoverisce ulteriormente) il lavoro autonomo, cala il lavoro subordinato e sparisce il turnover nelle redazioni mentre gli ‘’attivi’’ continuano ad invecchiare.
E’ la fisionomia della professione che emerge dall’ aggiornamento, con i dati del 2010, della Ricerca - ‘’Giornalismo,il lato emerso della professione’’ - realizzata l’ anno scorso da Lsdi.
L’ analisi sarà presentata nel corso di un incontro, organizzato da Fnsi e Lsdi, che si terrà la mattina del 4 novembre a Roma (Fnsi, Corso Vittorio Emanuele 349, h. 10,30), in occasione della quarta giornata della Campagna lanciata nel 2008 dalla Federazione europea dei giornalisti ‘’Stand Up for Journalism’’, dedicata quest’ anno al problema del lavoro precario e della difesa dei freelance.
All’ iniziativa parteciperanno, insieme a Franco Siddi e Roberto Natale, segretario generale e presidente della Fnsi, i presidenti degli altri quattro istituti di categoria, Andrea Camporese (Inpgi), Daniele Cerrato (Casagit), Enzo Iacopino (Ordine), Marina Cosi (Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani) e la Commissione Lavoro Autonomo Fnsi.
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I dati emersi dall’ aggiornamento della ricerca confermano la tendenza ad una ulteriore frammentazione della professione, con la presenza di almeno 50.000 giornalisti ‘’sommersi’’, che non hanno alcuna posizione all’ Inpgi e non si sa se e in quale modo siano “attivi”. Si approfondiscono anche le differenze di reddito fra lavoro subordinato e lavoro autonomo all’ interno del quale solo il 26% degli iscritti hanno un reddito annuo lordo superiore ai 10.000 euro all’ anno.
In percentuale poi il segmento di lavoro autonomo o parasubordinato con introiti ‘’medi’’ rispetto alla scala dei redditi del settore si è leggermente ristretta, visto che nel 2000 era pari al 28,1%.
Fra i 25.000 autonomi e parasubordinati la percentuale di chi denuncia redditi inferiori al 5.000 euro lordi all’ anno è cresciuta fra il 2009 e il 2010 dal 55,3 al 62%
Se invece si sale nella scala dei redditi, nel campo del lavoro autonomo solo 1 giornalista su 10 denuncia un reddito superiore ai 25.000 euro (10,4%), mentre fra i dipendenti a tempo indeterminato quelli che hanno un reddito superiore al 30.000 euro lordi sono il 66,6%, oltre 6 giornalisti su 10.
Si tratta di un divario che – come affermava ‘’Giornalismo,il lato emerso della professione’’ - ‘’il passare degli anni non riesce a colmare e che rappresenta probabilmente il problema più complesso che il sindacato dei giornalisti e lo stesso ente di previdenza, l’ Inpgi, si trova ad affrontare’’.
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‘’Stand up for journalism’’, la Campagna della Federazione europea dei giornalisti è diventata ormai un avvenimento annuale di grosso rilievo. L’ anno scorso il tema al centro delle inziative era ‘’Il giornalismo, un bene pubblico’’. Quest’ anno l’ iniziativa riguarda il problema del precariato e le difficoltà del lavoro freelance.
‘’In seguito alla crisi e alle politiche di riduzioni dei costi di gestione delle testate giornalistiche – spiega una nota della Fej – i collaboratiori e i freelance sono diventati i membri più vulnerabili della comunità dei giornalisti e hanno bisogno di un forte sostegno da parte dei sindacati’’.