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Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Sardegna: il bando di concorso esclude i pubblicisti

23/02/2012
Enrico Paissan (vicepresidente Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti), Giuseppe Murru e Gianni Bazzoni (Consiglieri Nazionali dell’Ordine dei Giornalisti) manifestano stupore e sconcerto per la formulazione del bando pubblicato sul BURAS (Bollettino Ufficiale della Regione Autonoma della Sardegna) per l’assunzione, a tempo indeterminato, di quattro giornalisti presso l’Ufficio stampa del Consiglio regionale. Formulazione che escluderebbe la possibilità di partecipazione ai giornalisti iscritti nell’elenco dei pubblicisti. Una decisione discriminatoria e che manifesta come gli estensori non abbiano colto le profonde modifiche che la professione giornalistica ha subito almeno nell’ultimo decennio. Quello del pubblicismo è difatti un mondo ben lontano, nello spirito e nella sostanza dei fatti, da quello esistente nel momento della formulazione della legge istitutiva dell’Ordine dei Giornalisti del 1963.
Forse è anche superfluo ricordare casi eccellenti come quello di Ugo Stille, giornalista pubblicista direttore del Corriere della Sera dal 1987 al 1992, per comprendere che il panorama che la professione offre oggi è quello, in sempre maggiore crescita, di giornalisti pubblicisti che di fatto svolgono attività professionale in modo esclusivo, continuativo e almeno alla pari, per impegno e qualità, con quello dei professionisti da cui differiscono, purtroppo e loro malgrado, per il solo fatto di non essere assunti da un editore.
Un processo ben presente nelle discussioni dello stesso Consiglio Nazionale dell’Ordine che in quest’ultima consiliatura sta accelerando, con il cosiddetto ricongiungimento, il processo di riconoscimento dello status di professionista a quei pubblicisti, e sono molte migliaia in Italia, che nei fatti svolgono a quel titolo la professione.
Nell’auspicio che anche il Consiglio Regionale della Sardegna superi questa vetusta, discriminatoria e ormai irreale divisione, i suddetti consiglieri dell’ODG chiedono che lo stesso Consiglio possa fare un passo indietro indicando altri criteri selettivi che vadano unicamente e incontestabilmente nella direzione di una legittima richiesta di professionalità per la composizione del proprio staff.