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Un “mostro” che azzoppa i giornalisti

Lorenzo Del Boca e Enzo Iacopino, presidente e segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, hanno così commentato l’approvazione del provvedimento sulle intercettazioni.

“Il legittimo desiderio di evitare il ripetersi di episodici atti di barbarie, per colpa di una qualche leggerezza nell’informazione, ha generato un mostro. Senza enfasi e senza autoassoluzioni, si punta a colpire i giornalisti, i loro asseriti privilegi usando come alibi gli errori che alcuni commettono. L’obiettivo è palese: impedire ai giornalisti di onorare il loro dovere costituzionale.
I cittadini sono consapevoli che ad essere violato è un loro diritto: quello di sapere per capire, di conoscere per giudicare, di informarsi per poter operare scelte consapevoli. Occorrerà ipotizzare misure di disobbedienza civile con la speranza che la Corte costituzionale, che ha certamente ben presente la sentenza della Corte europea di Strasburgo, possa e voglia stabilire qual è il valore sociale dell’informazione. Per i cittadini, non per i giornalisti.
 
La protesta della Fnsi e degli editori
 
Un avviso pubblicato ogni giorno su tutti i quotidiani italiani “che suoni da richiamo per coloro che ancora hanno a cuore il valore liberale dell'informazione, che certe notizie tra un po' potrebbero non esserci più, potrebbero essere negate per legge”. E' la “protesta straordinaria” che il presidente della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, ha proposto oggi agli editori contro il disegno di legge sulle intercettazioni che e' in discussione alla Camera. Siddi ne ha parlato a Bari nel corso della seconda giornata della 12/a conferenza internazionale per l'industria editoriale e della stampa italiana organizzata dall'Ifra, associazione europea di editori di giornali.
“L'approvazione della legge - ha detto Siddi - sarebbe un male insopportabile perché un bene indispensabile sarebbe lesionato in modo irreparabile”. Siddi ha quindi invitato gli editori a intervenire congiuntamente: “Non bisogna avere paura - ha affermato – perché ci sono i contributi pubblici o perché attendiamo delibere sulla protezione sociale dei giornalisti”.
Su questa vicenda - ha concluso – “siamo sulla stessa barca perché il carcere per chi da' le notizie e la multa agli editori che le pubblicano sono provvedimenti illiberali che fanno morire i giornali”.(ANSA).