Newsletter

Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!

Link

inpgi
casagit
fondo giornalisti
fieg
Garante per la protezione dei dati personali
murialdi
agcom
precariato

Visioni e storie di ordinaria Tv

21/02/2017
Amen, in più di trent’anni, ha condotto telegiornali, affrontato dirette, realizzato servizi di ogni genere. Così, in queste pagine, ci svela il mondo della televisione, con i suoi protagonismi, le sue risorse, i suoi tic. E racconta anche i personaggi e le storie nelle quali si è imbattuto: soprattutto vicende di persone qualsiasi che rivelano lo straordinario della quotidianità. Il libro è anche una riflessione sul futuro del giornalismo radiotelevisivo e sulla necessità di aggiornare il suo linguaggio e i suoi modelli narrativi. “Non leggere testi, ma raccontare storie”, con stile semplice e raffinato, sostiene Amen. Ad accompagnarlo in questo viaggio – di volta in volta – colleghi, personaggi della cultura e la gente di ogni giorno, sempre ricca di umanità. A tutti, Amen chiede una chiave di interpretazione dell’esistente e un’indicazione per entrare nella modernità. Fino ad affermare la necessità di un “giornalismo olistico”, capace di leggere la realtà, come un divenire di fatti, collegati e interdipendenti.
Roberto Amen, al Tg2 nel 1981, ha seguito le vicende dell’attentato a Giovanni Paolo II e della tragedia di Vermicino. Dal 1986 ha condotto diverse edizioni del Telegiornale 2. Dal 2002 al 2013, è stato vice-direttore di Rai Parlamento.
 
Due domande all’Autore:
 
D. Nell’informazione televisiva, tra ieri e oggi, quali sono le differenze?
 
R. Trent’anni fa ci si interrogava, si studiava il linguaggio, per renderlo più attuale ed efficace: una ricerca che negli ultimi anni si è un po’ persa. Oggi, è importante richiamare l’attenzione sulla necessità di rivitalizzare la ricerca sul modo migliore di fare il nostro dovere, che è quello di raccontare una realtà sempre più complessa.
 
 
D.  Perché “In onda” racconta storie di persone qualsiasi, anziché gli incontri con personaggi o con coloro che “hanno fatto la storia”?
 
R.  La storia la fanno le persone comuni e ho voluto raccontare quella che chiamo l’eccezionalità del quotidiano. Le persone che più mi hanno colpito, in questi anni, non sono stati i capi di Stato, gli artisti, gli scienziati, ma le persone comuni, quelle che tutti i giorni – senza clamore – compiono atti eroici che ci riconciliano con il genere umano.