Tieniti aggiornato sulle nostre ultime novità!
Oltre l'82% delle inviate di guerra ha subito minacce o intimidazioni, il 55,2% è stato vittima di
molestie sessuali, il 6,9% di uno stupro, il 34,5% di abusi fisici, il 41,4% di violenze psichiche e il 7,4% è stato preso in ostaggio. Sono i risultati dei una ricerca sperimentale condotta su giornaliste impegnate in zone di conflitto da almeno tre anni, alcune con un'esperienza di 15-16 anni, realizzata dall'Istituto internazionale per la sicurezza dei giornalisti. Lo studio è stato presentato, a Roma, dal direttore dell'Istituto, Sarah de Jong, nel corso della conferenza internazionale “Giornaliste sulla linea di fuoco”.
La Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) ha protestato con il presidente Fidel Castro per il fermo e l'espulsione di alcuni giornalisti (tra cui due italiani), inviati all’Avana per seguire il vertice dei dissidenti cubani. In una nota l’Ifj, che rappresenta più di 500 mila giornalisti in oltre 110 Paesi, sottolinea di aver esortato Cuba a porre fine alla sua “lunga campagna contro i giornalisti indipendenti”. “Questi fermi e la protratta carcerazione di oltre 20 giornalisti e scrittori, sono la sconvolgente prova dell'intolleranza che ispira la politica sui media”, ha dichiarato Aidan White, il segretario generale della Federazione.
La stampa francese è in una fase di stabilizzazione, dopo anni di calo cronico delle copie vendute. Lo ha reso noto l'Ufficio francese di registrazione della diffusione della stampa. Mentre la stampa gratuita continua a crescere con 312.68 milioni di copie diffuse nel 2004 (in testa “Metro” e “20 minutes”), la stampa quotidiana nazionale registra un calo dello 0,5% rispetto al 2003 e del 7,7% negli ultimi cinque anni. Le 55 testate della stampa quotidiana regionale accusano un calo dell'1,39% (che raggiunge il 5,8% dal 1999).Vanno bene, invece, la stampa settimanale regionale (+1,13%) e la stampa periodica (2,1 miliardi di copie diffuse nel 2004).
Sono 9,5 milioni gli italiani che leggono le riviste specializzate per la propria formazione professionale. Una cifra elevata se si confronta con quella dei
lettori regolari o saltuari di quotidiani (11,6 milioni). La ricerca, svolta da Astra in
collaborazione con Doxa, è stata presentata nel corso del convegno “Il sistema periodico che aggiorna l'Italia”, promosso dall'Associazione nazionale editoria periodica specializzata. La lettura di riviste specializzate, secondo lo studio, deriva anche dal fatto che si fa poca formazione nell’ambito lavorativo.
“Leggere Tutti”, è la prima rivista free press (italiana) interamente dedicata al piacere della lettura e alle novità editoriali. Da questo mese “Leggere Tutti” (100.000 copie e 80 pagine) sarà disponibile gratuitamente presso librerie, biblioteche, mostre, stazioni e luoghi di cultura. “Quanto a lettura di libri, gli italiani sono ultimi in Europa. Abbiamo bisogno di più iniziative, pubbliche e private, tese ad ampliare l'area della lettura, creando quindi nuovi lettori e allargando il mercato delle case editrici, sviluppando l'offerta e innalzando il livello culturale della nostra società”, ha affermato Giuseppe Marchetti Tricamo, direttore responsabile della rivista.
I quotidiani statunitensi, negli ultimi sei mesi, continuano a perdere colpi (e lettori). Lo rivela uno studio dell'Associazione degli editori americani di giornali (Naa). Le cause di questo declino, in atto da due decenni, sono dovute a più fattori, compresa la concorrenza sempre più agguerrita di Internet e delle tv all news. La Naa ha calcolato il numero dei lettori di 814 quotidiani degli Stati Uniti: negli ultimi sei mesi il totale è sceso dell'1,9 per cento. Sono adesso poco più di 47 milioni le copie quotidiane vendute, con una media di circa 57 mila lettori per testata. Solo il 29 per cento dei giornali presi in esame, non ha sofferto una flessione, ma si tratta soprattutto di quotidiani medio-piccoli, la cui distribuzione è notevolmente aumentata.
Il 2004 è stato un anno nero per la libertà di stampa nel mondo: l'annuale rapporto di Reporters sans Frontieres consegna agli archivi la cifra di 53 morti, un record che era stato toccato soltanto 10 anni fa. L'Iraq si è confermato il paese più pericoloso. Sul fronte della detenzione, il triste primato è ancora della Cina (27 giornalisti in carcere). Segue Cuba (22). Ma a essere messi all'indice dall'organizzazione per la
libertà d’informazione e di stampa, con sede a Parigi, sono 34 persone di 30 paesi, i peggiori, i “predatori” come li definisce il rapporto. Tra questi, Salvatore Mancuso (capo dei paramilitari in Colombia), Lutfozzaman Babor, ministro degli Interni del Bangladesh, Gyanendra Shah Dev, re del Nepal.
L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha lanciato un appello per la liberazione immediata di tutti i giornalisti rapiti in Iraq, sottolineando come azioni del genere sono “un attentato alla libertà di espressione e informazione”. In una risoluzione adottata al termine di un dibattito d'urgenza, l'assemblea ha, inoltre, proposto che i giornalisti inviati nelle zone di conflitto, per tutelare meglio la loro sicurezza, dichiarino pubblicamente, in anticipo, che in caso di rapimento nessun riscatto sarà pagato e che “non sarà accordata loro alcuna concessione politica”. Secondo i parlamentari, “la grande pubblicità fatta ai rapimenti, così come le ingenti somme di denaro pagate ai rapitori, aumentano in maniera significativa i rischi per i giornalisti che lavorano nelle aree di crisi”.
L'Associazione Siciliana della stampa e la Direzione scolastica regionale hanno organizzato nove seminari, in altrettanti istituti superiori delle diverse province, dedicati alla scrittura giornalistica. L'iniziativa si rivolge soprattutto agli studenti, impegnati nei prossimi esami di maturità, che sceglieranno di svolgere la prova d’italiano, utilizzando la forma dell'articolo. Per gli insegnanti, che poi dovranno correggere gli elaborati, è prevista un’iniziativa simile. A maggio, si terrà un corso di formazione organizzato dall’Ordine dei giornalisti di Sicilia: dal laboratorio di scrittura all’impaginazione di un articolo.
Internet piace sempre di più agli italiani. È quanto emerge dal Rapporto 2005 dell'Osservatorio Aie (Associazione italiana editori) sull’editoria digitale. L’indagine prende in esame il rapporto tra gli italiani e le tecnologie. In particolare, sotto il profilo dell'accesso e del consumo di contenuti editoriali digitali all'interno delle famiglie. Secondo una stima dell'Ispo, l’istituto che ha curato l’indagine, utilizzano Internet 23 milioni di italiani (il 46% della popolazione, mentre nel 2004 era il
43%). Di questi, 18,6 milioni hanno visitato almeno un sito a contenuto informativo negli ultimi sei mesi.
“È morto un Papa straordinario, che i giornalisti possono considerare a ragione patrono dell'informazione: di un'informazione capace di cercare e
proporre verità e di resistere a pressioni d’interessi particolari e ristretti”. Con questo messaggio si sono conclusi, a Bilbao, in Spagna, i lavori della Federazione internazionale dei giornalisti. Un messaggio di cordoglio per la morte di Giovanni Paolo II e un impegno, sottolineato dal presidente dell’Ifj, Chris Warren: “Rafforzeremo le iniziative per un giornalismo indipendente, libero da pregiudizi nazionali, razziali e religiosi”.
Dopo l’esclusione del sindacato dal tavolo di trattativa per il contratto dei giornalisti degli uffici stampa pubblici, la Fnsi, è pronta ad accelerare ogni forma di mobilitazione. Il nuovo stop all’applicazione contrattuale della legge 150/2000, è arrivato dal recente incontro presso l’Aran (Agenzia di contrattazione del pubblico impiego). Un appuntamento che doveva sancire l’inizio della trattativa, dopo una lunga fase di stallo, ma che, in assenza dei sindacali confederali Cgil, Cisl, Uil, si è concluso con un nulla di fatto. “Questo comportamento - sostiene la Fnsi - ha offerto al presidente dell'Aran, Guido Fantoni, l'occasione per poter dichiarare l'impossibilità di iniziare la trattativa”.
Centinaia di giornalisti, trecento nella sola capitale Katmandù, hanno protestato in Nepal chiedendo il ripristino della libertà di stampa nel Paese. Infatti, il re Gyanendra, il mese scorso, ha praticamente messo il bavaglio ai media, utilizzando una legislazione di emergenza. Secondo l'International Federation of Journalists (IFJ), la metà dei giornali nepalesi ha cessato ogni attività d’informazione dopo l'entrata in vigore della stessa legge, mentre alcuni giornalisti sono stati arrestati.
TeleJato, emittente televisiva indipendente di Partinico (Palermo), rischia di chiudere,
sepolta da una montagna di querele per diffamazione: ben 169. Alla tv, l'Assostampa Siciliana ha espresso piena solidarietà, sottolineando che “è un atto d’intimidazione abbondantemente denunciato nel corso di un convegno sull’Informazione in Terra di Mafia”. Il sindacato dei giornalisti che ha messo a disposizione dell'emittente i suoi legali, ha invitato i vertici nazionali della Fnsi “a inserire nell'ordine del giorno della prossima riunione della giunta esecutiva, il caso di TeleJato per i provvedimenti
e le iniziative da mettere risolutamente in campo".