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Amnesty International ha lanciato una campagna mondiale contro la censura e la repressione sul web. Annunciando la nascita del sito Internet “Irrepressible.info”, il gruppo che si occupa dei diritti umani ha chiesto a tutti gli internauti di mobilitarsi per chiedere ai governi la fine della censura e alle compagnie che operano in Rete di non cedere alle pressioni istituzionali. Per Amnesty la censura on line è “una nuova minaccia alla libertà”, soprattutto in Cina, Tunisia, Vietnam, Iran, Israele e Maldive.
Alessio Gaggioli, cronista del “Giornale della Toscana”, è il vincitore della seconda edizione del premio giornalistico, “Gabriele Capelli”. L'iniziativa, in ricordo del giornalista dell’Unità scomparso nel 2004, si è conclusa con la cerimonia di consegna, tenutasi, a Firenze, nella sala giunta della Regione Toscana. Gaggioli è stato premiato per l’articolo “Lavoro nero: a Firenze la tratta degli immigrati”, pubblicato il 27 maggio del 2005.
È stato assegnato a Franco Venturini, editorialista del Corriere della Sera, il premio Luigi Barzini all'inviato speciale 2006. La cerimonia si è svolta a Orvieto, nel Palazzo del Popolo. “Nato a Venezia, Venturini - ha
scritto la giuria nella sua motivazione - continua a orientare
il suo lungo viaggio nel giornalismo sullo spirito di una città aperta al mondo e all'umanità”. Il premio è intitolato a Luigi Barzini, tra i più famosi giornalisti italiani dell'inizio del secolo scorso.
Sander Donkers e Harm Ede Botje, della rivista Vrij Nederland, olandesi, sono i vincitori del premio giornalistico indetto dall’Unione europea: “Sì alle diversità. No alle discriminazioni”. I due sono stati premiati per un articolo sulla discriminazione etnica e razziale nei Paesi Bassi, in particolare nei confronti dei musulmani. Il Commissario europeo per l'occupazione, Èpidla, ha così commentato: “Ci vuole coraggio e impegno per fare luce su vicende che non sempre suscitano i titoloni dei giornali”.
Il giornalista cinese, Yang Tianshui, 45 anni, è stato condannato a 12 anni di carcere per sovversione. Secondo l'accusa avrebbe appoggiato un movimento di dissidenti in esilio che chiedono elezioni libere in Cina (“Velvet Action of China”). A Tianshui sono stati contestati alcuni articoli pubblicati sul Web, che sono alla base della incriminazione. Il giornalista, in prigione dallo scorso dicembre, ha annunciato che non ricorrerà in appello, in segno di protesta contro un processo a suo avviso illegale.