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La Consulta dei Presidenti e vice Presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti, riunita a Jesi il 13 ottobre scorso, ritiene gravissimo l’atteggiamento della Federazione degli editori che, nonostante la mediazione del Ministro del Lavoro, rifiuta di aprire la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale.
Contemporaneamente si assiste ad un attacco sferrato da più parti alla professione giornalistica e ad un tentativo di distruggere gli istituti (accesso, deontologia, ecc.) sui quali era stato costruito, al fine di favorire l’autonomia dei giornalisti, l’autogoverno della categoria oggi pressata da chi intende piegare ai propri obiettivi politici ed economici il lavoro di coloro che devono svolgere la funzione informativa nell’esclusivo interesse dei cittadini.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti italiani, la cui delegazione ha incontrato nei giorni 14 e 15 settembre 2006 le rappresentanze della stampa e dei giornalisti italo brasiliani unitamente alla federazione nazionale dei giornalisti del Brasile, prende atto con sincera partecipazione delle difficoltà e delle resistenze incontrate dai colleghi d’oltreoceano per l’affermazione e la realizzazione di un sistema ordinistico che valorizzi e tuteli la professione giornalistica e la ponga al riparo delle pressioni ed interferenze della politica e dei gruppi economici.
Il Consiglio nazionale dell’ Ordine dei Giornalisti, riunito a Roma il 3 e 4 ottobre 2006
Sentite le relazioni del Presidente sulle intercettazioni illegali e legali nonché sulla proposta tendente a sostituire le funzioni e gli scopi dell’ Ordine con una tessera professionale rilasciata dall’ Autorità delle Comunicazioni;
Considerato che vietare ai giornalisti ciò che è illegale è un’ ovvietà giuridica e deontologica che assume il solo significato di criminalizzare una categoria e che affidare al Garante della Privacy le sanzioni sulle intercettazioni legali indica il proposito di togliere alla categoria quell’autogoverno che è garanzia del diritto-dovere di informazione e di critica;
Denuncia l’ormai evidente tentativo di svuotare l’ Ordine affidando le sue funzioni alle Authority, che sono di nomina politica;
Decide la prosecuzione del dibattito avv
E’ morto a Milano il giornalista Pasquale Salerno. Oggi, 11 settembre, avrebbe compiuto 59 anni. Cronista, appassionato dei temi e dell’attività delle istituzioni locali, Salerno faceva parte del Consiglio nazionale dell’Ordine, dove era stato eletto nelle ultime due consiliature, in rappresentanza dei pubblicisti lombardi. Pur avendo superato qualche anno fa l’esame di abilitazione professionale aveva preferito restare iscritto nell’elenco dei giornalisti pubblicisti, che aveva rappresentato per molti anni. Collaboratore di varie testate (fra le quali l’”Indipendente” e “.Com”) Salerno era stato capo ufficio stampa dell’assessore regionale della Lombardia Domenico Zambetti ed attualmente lavorava nell’ufficio stampa dell’Udc, in Lombardia. In campo sindacale, Salerno è stato presidente del “Movimento nazionale liberi giornalisti”, di cui ha diretto la testata “Europress”.
Le leggi in vigore attribuiscono alla Consob il potere di sanzionare in via amministrativa, con ammende anche di elevato importo, la diffusione di comunicazioni, ricerche o valutazioni finanziarie che avvenga in modo scorretto e fuorviante.
Viene però escluso espressamente che i giornalisti siano giudicati dalla Consob quando si sia in presenza di norme di autoregolamentazione, quale è la Carta dei doveri dell'informazione economica e finanziaria, Ciò a condizione che la stessa Consob le dichiari "equivalenti" alle disposizioni di legge in materia di disciplina finanziaria e purchè la loro applicazione consenta di "conseguire gli stessi effetti".
Per questo il Consiglio nazionale ha approvato la "Carta dei doveri per l'informazione economica". Con nota del 27 luglio scorso la Consob ha ora indicato le integrazioni necessarie affinché si possa pervenire al giudizio di "equivalenza", ed ha formulato un giudizio di massima positiva sui contenuti della Carta.