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La consulta dei presidenti e dei vice presidenti degli Ordini regionali, riunita a Jesi il 13 ottobre 2006 esprime la propria preoccupazione per le recenti sentenze della Corte di Cassazione, sezione “Lavoro”, su alcune controversie di lavoro giornalistiche.
Tali sentenze, che nei casi più recenti hanno riguardato tre colleghi del Messaggero (due dei quali impegnati nel Lazio ed una nelle Marche, che avevano avuto riconoscimento delle proprie ragioni dalla magistratura di merito) poggiano su principio della nullità del contratto di lavoro giornalistico stipulato con loro, in quanto non professionisti all’epoca.
Al di là del fatto che questa giurisprudenza produca, come effetto principale, licenziamenti in serie di giornalisti che dopo anni di precariato nelle redazioni hanno chiesto di sanare le proprie posizioni di lavoro, preoccupa il riferimento a principi che introducono novità incompatibili con l’attuale ordinamento professionale dei giornalist
La Consulta dei Presidenti e vice Presidenti degli Ordini regionali dei giornalisti, riunita a Jesi il 13 ottobre scorso, ritiene gravissimo l’atteggiamento della Federazione degli editori che, nonostante la mediazione del Ministro del Lavoro, rifiuta di aprire la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale.
Contemporaneamente si assiste ad un attacco sferrato da più parti alla professione giornalistica e ad un tentativo di distruggere gli istituti (accesso, deontologia, ecc.) sui quali era stato costruito, al fine di favorire l’autonomia dei giornalisti, l’autogoverno della categoria oggi pressata da chi intende piegare ai propri obiettivi politici ed economici il lavoro di coloro che devono svolgere la funzione informativa nell’esclusivo interesse dei cittadini.
I rapporti tra la magistratura e la stampa in Italia e in particolare in Sardegna sono stati discussi in un incontro al Palazzo di giustizia tra il nuovo Procuratore generale, Ettore Angioni, e una delegazione dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna formata dal presidente Filippo Peretti, il vice presidente Giovanni Marras e il consigliere Priamo Tolu.
Per il caso delle intercettazioni, l’Ordine ha riaffermato il diritto alla pubblicazione di quelle legali solo per le parti di interesse pubblico, nel pieno rispetto, quindi, delle norme deontologiche sulla privacy. E ha dichiarato che la recente norma sul divieto, con le relative multe per giornalisti ed editori, di pubblicare le intercettazioni illegali evidenzia, trattandosi di una sottolineatura non necessaria, un clima di crescente chiusura nei confronti del mondo dell’informazione.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti italiani, la cui delegazione ha incontrato nei giorni 14 e 15 settembre 2006 le rappresentanze della stampa e dei giornalisti italo brasiliani unitamente alla federazione nazionale dei giornalisti del Brasile, prende atto con sincera partecipazione delle difficoltà e delle resistenze incontrate dai colleghi d’oltreoceano per l’affermazione e la realizzazione di un sistema ordinistico che valorizzi e tuteli la professione giornalistica e la ponga al riparo delle pressioni ed interferenze della politica e dei gruppi economici.
Il Consiglio nazionale dell’ Ordine dei Giornalisti, riunito a Roma il 3 e 4 ottobre 2006
Sentite le relazioni del Presidente sulle intercettazioni illegali e legali nonché sulla proposta tendente a sostituire le funzioni e gli scopi dell’ Ordine con una tessera professionale rilasciata dall’ Autorità delle Comunicazioni;
Considerato che vietare ai giornalisti ciò che è illegale è un’ ovvietà giuridica e deontologica che assume il solo significato di criminalizzare una categoria e che affidare al Garante della Privacy le sanzioni sulle intercettazioni legali indica il proposito di togliere alla categoria quell’autogoverno che è garanzia del diritto-dovere di informazione e di critica;
Denuncia l’ormai evidente tentativo di svuotare l’ Ordine affidando le sue funzioni alle Authority, che sono di nomina politica;
Decide la prosecuzione del dibattito avv