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Sono 9,5 milioni gli italiani che leggono le riviste specializzate per la propria formazione professionale. Una cifra elevata se si confronta con quella dei
lettori regolari o saltuari di quotidiani (11,6 milioni). La ricerca, svolta da Astra in
collaborazione con Doxa, è stata presentata nel corso del convegno “Il sistema periodico che aggiorna l'Italia”, promosso dall'Associazione nazionale editoria periodica specializzata. La lettura di riviste specializzate, secondo lo studio, deriva anche dal fatto che si fa poca formazione nell’ambito lavorativo.
“Leggere Tutti”, è la prima rivista free press (italiana) interamente dedicata al piacere della lettura e alle novità editoriali. Da questo mese “Leggere Tutti” (100.000 copie e 80 pagine) sarà disponibile gratuitamente presso librerie, biblioteche, mostre, stazioni e luoghi di cultura. “Quanto a lettura di libri, gli italiani sono ultimi in Europa. Abbiamo bisogno di più iniziative, pubbliche e private, tese ad ampliare l'area della lettura, creando quindi nuovi lettori e allargando il mercato delle case editrici, sviluppando l'offerta e innalzando il livello culturale della nostra società”, ha affermato Giuseppe Marchetti Tricamo, direttore responsabile della rivista.
I quotidiani statunitensi, negli ultimi sei mesi, continuano a perdere colpi (e lettori). Lo rivela uno studio dell'Associazione degli editori americani di giornali (Naa). Le cause di questo declino, in atto da due decenni, sono dovute a più fattori, compresa la concorrenza sempre più agguerrita di Internet e delle tv all news. La Naa ha calcolato il numero dei lettori di 814 quotidiani degli Stati Uniti: negli ultimi sei mesi il totale è sceso dell'1,9 per cento. Sono adesso poco più di 47 milioni le copie quotidiane vendute, con una media di circa 57 mila lettori per testata. Solo il 29 per cento dei giornali presi in esame, non ha sofferto una flessione, ma si tratta soprattutto di quotidiani medio-piccoli, la cui distribuzione è notevolmente aumentata.
Il 2004 è stato un anno nero per la libertà di stampa nel mondo: l'annuale rapporto di Reporters sans Frontieres consegna agli archivi la cifra di 53 morti, un record che era stato toccato soltanto 10 anni fa. L'Iraq si è confermato il paese più pericoloso. Sul fronte della detenzione, il triste primato è ancora della Cina (27 giornalisti in carcere). Segue Cuba (22). Ma a essere messi all'indice dall'organizzazione per la
libertà d’informazione e di stampa, con sede a Parigi, sono 34 persone di 30 paesi, i peggiori, i “predatori” come li definisce il rapporto. Tra questi, Salvatore Mancuso (capo dei paramilitari in Colombia), Lutfozzaman Babor, ministro degli Interni del Bangladesh, Gyanendra Shah Dev, re del Nepal.
L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha lanciato un appello per la liberazione immediata di tutti i giornalisti rapiti in Iraq, sottolineando come azioni del genere sono “un attentato alla libertà di espressione e informazione”. In una risoluzione adottata al termine di un dibattito d'urgenza, l'assemblea ha, inoltre, proposto che i giornalisti inviati nelle zone di conflitto, per tutelare meglio la loro sicurezza, dichiarino pubblicamente, in anticipo, che in caso di rapimento nessun riscatto sarà pagato e che “non sarà accordata loro alcuna concessione politica”. Secondo i parlamentari, “la grande pubblicità fatta ai rapimenti, così come le ingenti somme di denaro pagate ai rapitori, aumentano in maniera significativa i rischi per i giornalisti che lavorano nelle aree di crisi”.